Gli incentivi fotovoltaico nel Senegal creano polemiche

Il governo senegalese e l’azienda padovana Ecoware hanno firmato un accordo preliminare, per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili. Per il paese africano tale accordo ha rappresentato un ulteriore passo importante verso il futuro del paese. Per il paese africano infatti è iniziato un nuovo tipo di economia che si fonda sulle fonte energetiche rinnovabili.

Il Senegal infatti grazie ai sistemi di irrigazione a goccia, alimentati dall’uso del fotovoltaico, ha ridotto di molto la povertà e reso più sicura l’alimentazione e la nutrizione, il reddito delle famiglie è salito in modo significativo, inoltre è migliorata la fornitura dell’acqua per l’irrigazione, per prevenire la siccità. Addirittura secondo le nuove leggi incentivanti il Senegal in un futuro prossimo potrebbe esportare energia.

Gli investimenti italiani verso il Senegal sono progetti infrastrutturali e attualmente soprattutto le fonti energetiche rinnovabili.

Riguardo il fotovoltaico e i biocarburanti gli imprenditori italiani hanno già investito notevolmente nel Senegal negli ultimi anni e si prospettano aumenti di investimenti grazie al quinto conto, infatti a tal riguardo per ottenere la maggiorazione del bonus UE le celle fotovoltaiche potrebbero essere anche di provenienza non europea ( è necessario tuttavia che siamo assemblate in uno stabilimento europeo).

Il nuovo conto energia prevede incentivi per le energia rinnovabili nei paesi sottosviluppati e spinge le imprese ad investire in essi più che in Italia ed ha ricevuto per questo molteplici critiche. Andrea Bonato, sindacalista della Fim Cisl di Padova, ha dichiarato a questo proposito : “Questo nuovo conto energia crea ulteriori danni al settore, già provato dalla politica del precedente Governo.

La legge non doveva essere retroattiva ma guardare al futuro, facendo così va a finire che in Italia non si investe più perché non conviene e si preferirà andare all’estero, puntando sul sole dei paesi africani. (…). Giusto rivedere gli incentivi, ma non scordiamoci dei lavoratori».

 

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