Fotovoltaico 2013: le nuove prospettive secondo il WWF

Quali sono le prospettive del fotovoltaico 2013? In base a un recente studio svolto dal WWF, presentato al World Future Energy Summit, l’intera soddisfazione globale delle richieste energetiche potrebbe essere soddisfatta con la copertura di appena l’1% del suolo terrestre. Una stima che dimostra, dati alla mano, le grandi opportunità che risiedono nel fotovoltaico, minimizzando l’allarmismo associato al consumo del suolo connesso a questa tecnologia rinnovabile.

Uno studio, quello del WWF, realizzato in collaborazione con tre aziende leader nel settore: First Solar, 3Tier e Fresh Generation. Al centro del documento sono presi in esame sette casi di uso del fotovoltaico in sette ambiti geografici diversi, dal Sud Africa alla Turchia. Contesti eterogenei che attestano la validità della condizione premessa, ovvero basta l’1% del territorio per soddisfare la richiesta di energia globale.

Grazie a una ponderata pianificazione del fotovoltaico 2013 potremmo avere uno sviluppo privo di contrasti con la conservazione del territorio. Una soluzione tesa a definire un accordo tra risparmio energetico e ambiente. Sulla scorta dei dati emersi, l’associazione internazionale ribadisce il proprio punto di vista sul futuro. Entro il 2050 sarà possibile, se vi saranno interventi adeguati, corrispondere ai bisogni energetici impiegando unicamente energie rinnovabili.

L’ipotesi proposta dal WWF, e da altre associazioni ambientaliste, non può trovare applicazione a meno di un serio interessamento dei soggetti governativi. Loro è l’onere degli investimenti nella ricerca scientifica con attenzione al settore delle rinnovabili. Avremo così un aumento dal punto di vista della redditività energetica delle tecnologie impiegate.

Un aspetto da sottolineare riguarda i danni apportati al territorio, che non sono di natura permanente, a dispetto delle tecnologie  tradizionali adottate nella produzione di energia elettrica. Questione già vagliata da Mauro Zambrini di Ambiente Italia nel 2011: “gli impianti a fonti energetiche rinnovabili possono essere realizzati su terreni agricoli senza che questi cambino destinazione d’uso, perché gli impianti in questione sono realizzati mediante l’impiego di strutture facilmente smontabili e asportabili e non necessitano di opere di cementificazione che invece andrebbero a determinare una trasformazione irreversibile dei suoli occupati”.

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